''Il Castello Incantato'' di Anne Stuart (Collezione Harmony)


Trama: Angoscia e attrazione. Due sentimenti difficili da conciliare. Ma non per Megan. Tenuta prigioniera dal misterioso architetto Ethan Winslowe in un labirintico castello incantato, si sente travolta da una strana miscela di curiosità e terrore nei confronti di quell'uomo sulla cui identità nulla si sa ma tutto si dice, una vera e propria forza magnetica che istintivamente la proietta verso di lui sulle ali di stupende sensazioni mai conosciute prima.
Megan sta al gioco e, giorno dopo giorno, l'angoscia lascia per sempre il posto a un grande amore.
L'ispirazione per questo romanzo viene da "Il Fantasma dell'Opera"

Commento di Lunaria: Un romanzo, questo "Il Castello Incantato" ("Night of the Phantom" il titolo originale, molto più appropriato), che inizia con un incipit inquietante e thrilling come non mai e conquista già dopo poche pagine facendo venir voglia di divorarlo in una lettura tutta di un fiato!
Affascinante e conturbante l'oscuro protagonista (Ethan Winslowe) che seduce a poco una poco una riottosa Megan, rimasta "incastrata" dal suo buon cuore, che la vede sacrificarsi al posto del padre per incontrare Ethan, che ricatta il padre della donna (almeno, in apparenza, perché poi si scoprirà che...), per poi essere segregata nella sua magione spettrale e labirintica.
Tutto il libro è pervaso da una sottile atmosfera che rimanda ai romanzi gotici e spettrali alla Walpole\Radcliffe, con la fanciulla imprigionata e concupita da un uomo tenebroso in un castello labirintico dalle mille stanze e corridoi, che mi ha ricordato quasi villa Foscari, per come la immaginavo, con boschi e anfratti che lo costeggiano tutt'intorno.
La "deformità" di Ethan lo rende ancora più affascinante.
Amor e Morte, insomma, Eros e Thanatos...
Peccato non aver approfondito meglio (anche dal punto di vista della misoginia cristiana!) gli antagonisti di Ethan, ovvero i fanatici e bigotti abitanti di Oak Grove guidati dal pastore-predicatore Lincoln che, convinto che Ethan sia il Diavolo, rapisce Megan per bruciarla sul rogo!
In conclusione: una storia bellissima che rimanda non solo al "Fantasma dell'Opera" ma anche a "La Bella e la Bestia", con protagonisti meravigliosi ed indimenticabili, che restano "incisi dentro" a fine lettura.
Sublime la descrizione dell'incontro tra Ethan e Megan nel giardino al chiaro di luna e del loro primo amplesso.
"Il Castello Incantato" si piazza ai primi posti nelle mie preferenze di romanzi Rosa!

N.B: una storia simile, anche se non narrata con toni così poetici ed intriganti, l'avevo già letta in "Nell'antro della belva" https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2019/05/nellaltro-della-belva-di-anne-mather.html


Gli stralci più belli:

Dal prologo

"Amava la notte. Se la sentiva attorno come una morbida e confortevole nuvola d'oscurità che lo avvolgeva in un calore per lui vitale come l'aria e il cibo. Di giorno era il momento di nascondersi aspettando che le ore passassero, ma di notte tornava a vivere.
Il sangue gli pulsava nelle vene, i polmoni gli si riempivano d'aria e ogni cosa diventava possibile, con la complicità del buio amico. Seduto immobile, lasciava che la notte gli aleggiasse attorno.
Poteva restare in quella posizione per ore e ore senza fare un solo movimento, senza neppure battere le palpebre, lasciandosi impregnare dall'oscurità fin nel profondo dell'animo.
Da domani, però, il suo prezioso buio sarebbe stato profanato.
Non aveva mai attuato una vendetta prima d'allora e trovava l'idea stranamente seducente. (...) Dopo, si sarebbe consegnato nuovamente all'oscurità. Trionfante nel buio pesto della notte, sarebbe tornato senza rimpianti alla sua solitudine, al suo ruolo: era il fantasma che terrorizzava la gente meschina di Oak Grove.
Era Ethan Winslowe (...) un mostro deforme, uno spettro delle ombre. Un fantasma della notte."
"Megan ammutolì. Quando la porta si richiuse, si trovò avvolta da un buio soffocante. Dalle finestre sbarrate non filtrava il minimo spiraglio di luce. Per un attimo provò l'impulso di mettersi a urlare, di correre alla porta e cominciare a battere i pugni. Soltanto chiamando a raccolta tutto il suo autocontrollo riuscì a resistere, ben sapendo che un attacco di nervi non avrebbe fatto che peggiorare la realtà."

"Salvatore si fece da parte e Megan si fermò sulla soglia, timorosa. La stanza davanti a lei era buia, calda, percorsa da una miriade di piccole luci che lampeggiavano da vari congegni. Al centro del locale si trovava una seggiola alta, quasi un trono, e su di essa si intravedeva la sagoma di una figura immobile, nascosta dalle ombre.
"Vieni nella mia rete", sussurrò Megan.
"Disse il ragno alla mosca", ribatté una voce lenta e profonda proveniente dalla sedia.
Megan fece qualche riluttante passo in avanti e Salvatore chiuse la porta dietro di lei sprofondandola nell'oscurità."

"Quando raggiunse l'ultimo scalino, capì di avere appena formulato un'ipotesi agghiacciante. Possibile che suo padre arrivasse a barattare la vita della figlia in cambio della propria tranquillità?
Giunta ai piedi della torre, non aveva la minima idea di dove andare. Decise di seguire il rumore amico della pioggia e di uscire all'aperto dalla prima finestra o porta che avesse trovato. Dopo aver vagato a lungo nel contorto intreccio di corridoi, cominciò a disperare.
Il rumore della pioggia la ossessionava come l'inquietante promessa di una libertà che sembrava irraggiungibile. Si ritrovò a piangere a dirotto e quando, brancolando nell'oscurità, le sue mani toccarono un vetro, per poco non lo riconobbe. Vi premette contro il viso per un momento fissando il buio e la pioggia di fuori. Doveva uscire al più presto, perché il dolore che provava al petto stava diventando insopportabile e il caldo la opprimeva. Se fosse rimasta ancora lì, sarebbe morta."

"Il dolore al petto divenne più forte e lei cominciò ad agitarsi e a scalciare. Allora lui la prese tra le braccia e per un attimo Megan temette che la morte fosse venuta a reclamarla. Fuori infuriava un tremendo temporale.
"Sta' calma", le sussurrò lui con dolcezza stringendola a sé e Megan si sentì al sicuro.
Un lampo squarciò la stanza e in quel breve istante poté vedere il profilo del suo salvatore, metà del suo viso. Un profilo perfetto, di una bellezza extraterrena. Poi la stanza ripiombò nel buio."
"Così", sussurrò lui con la sua voce suadente e ipnotica, mettendole una mano sul petto e stringendola a sé con infinita dolcezza.
Era molto più alto di lei e Megan si sentiva piccola e vulnerabile. Gli mise una mano sul braccio e chiuse gli occhi abbandonandosi al dolce torpore che la invadeva.
Ethan cominciò a muovere l'altra mano lungo il suo corpo lasciando che le dita danzassero lievemente sul tessuto leggero della sua camicia da notte.
(...) "Hai paura del buio?", le chiese. "Eppure potresti imparare ad amare le ombre, angelo mio. Potresti scoprire che si è vivi davvero soltanto quando si è circondati dalla vellutata carezza delle tenebre."
(... )"Ethan", disse ancora, e se fosse un'implorazione o una resa, non lo sapeva. Sapeva solo che se lui non avresse ripreso ad accarezzarla, sarebbe impazzita.
"Ti prego..."
"Cosa mi chiedi?" sussurrò lui sfiorandole le tempie con le labbra. "Mi vuoi lasciare, vuoi tornare alla luce del sole? Ma è una luce che rende ciechi e distrugge. Resta qui nell'oscurità, angelo. Resta con me. Concediti a me."
(...) [Megan] desiderava cose che non riusciva neppure a immaginare, cose che il corpo di Ethan, le sue parole e la sua voce ammaliante le promettevano. Com'era possibile che si stesse innamorando di una voce? Com'era possibile che desiderasse...
"Smettila di lottare contro di me, angelo" bisbigliò lui slacciando a uno a uno i bottoni della sua camicia da notte, insinuando dolcemente le mani sotto il tessuto e sfioradole la pelle, là dove era più morbida e segreta. "Smettila di lottare contro te stessa. Lasciati prendere."
(...) Se avesse continuato a baciarla, non sarebbe più riuscito a controllarsi. Già così moriva dalla voglia di distenderla sul pavimento e affondare nel suo corpo. Tremava di desiderio e gli ci volle tutta la sua formidabile forza di volontà per trattenersi.
Per quanto la desiderasse, non l'avrebbe fatta sua quella sera.
No, sarebbe stato troppo facile. Ed era ancora presto. L'anticipazione era una componente fondamentale del piacere e il desiderio che provava per Megan era sconvolgente già di per se stesso. L'avrebbe fatta sua al momento giusto, quando il piacere sarebbe stato così intenso da giustificare ciò che sarebbe dovuto succedere dopo. Vale a dire, da rendere accettabile il dolore di doverla lasciare andare via."

"Megan attese che calassero le ombre della notte, prima di mettere in atto il suo piano. (...) camminò a lungo nel buio girando sempre a sinistra, come Joseph le aveva raccomandato. Salì e discese rampe e rampe di scale, percorse stretti cunicoli in salita e poi in discesa.
Si stava addentrando sempre più nel cuore della casa, lontano dalla libertà e dalla salvezza. Voleva trovarsi di fronte al fantasma. (...)
Era alto, ma questo Megan lo sapeva già. Aveva la schiena dritta e forte, i capelli neri e lunghi. Portava pantaloni neri attillati e una camicia bianca e vaporosa. Nel silenzio della stanza, Megan lo vide irrigidirsi per la tensione. Aveva capito che non era stato Salvatore ad aprire la porta. Poi le sue spalle furono scosse da un moto di rassegnazione e rabbia insieme. Con deliberata lentezza, cominciò a voltarsi verso di lei. Megan non sapeva cosa aspettarsi. Forse un mostro sanguinolento o uno scheletrico fantasma. Era pronta a tutto, tranne a ciò che vide quando Ethan cominciò a voltare lentissimamente il volto verso di lei. La prima metà che vide, la sinistra, le strappò un sospiro di stupore. Era di una bellezza sorprendente, quasi soprannaturale. Carnagione rosea, occhio scuro e penetrante, labbra delicate, zigomo alto e ben definito. Era la porzione di volto che aveva già visto alla luce del lampo, la notte in cui era malata, quando credeva di avere sognato. Poi Ethan continuò a voltare il viso e lei poté vedere anche l'altra parte.
Quella da incubo. Un livido segno rosso gli tagliava in due il volto e il collo. L'altro occhio era semicoperto dalla palpebra, la bocca virava all'insù conferendogli un'espressione satanica. Era un volto che poteva spaventare i bambini e, in contrasto con la bellezza dell'altra metà, diventava ancora più agghiacciante. Immobile e privo di espressione, Ethan la fissava, in attesa della sua reazione. Megan era assolutamente terrorizzata. Non dal suo viso, non dalla sua possibile rabbia. Aveva una paura folle di dire o fare la cosa sbagliata."

"Si chiedeva dove fosse Ethan, quando sarebbe ricomparso. Talvolta le pareva addirittura di sentirlo e la sua voce dolce e profonda le tesseva attorno un'erotica ragnatela di suoni immaginari. Megan era come stregata e lo sapeva. Ipnotizzata, presa in un incantesimo che prima o poi si sarebbe spezzato. Ma per il momento si sentiva stranamente priva di forze, contenta di naufragare in una mare di sensualità, in quella casa dove ogni suo desiderio veniva appagato. Tranne quello che provava per Ethan."

"Uscì in giardino e fissò con aria assente il riflesso che la luna lasciava sull'acqua dello stagno. Il suo desiderio per Megan era così intenso da farlo tremare. Nell'esasperante silenzio che lo circondava, alzò il capo di scatto e decise di chiamarla, non con la voce, ma con il cuore. L'avrebbe chiamata affinché venisse da lui, affinché fosse lei a fare il passo decisivo che lui non osava compiere.
Megan si svegliò di soprassalto, sottratta al sonno da una forza inesorabile. Aprì gli occhi nel buio cercando di ricordare dove si trovasse. Le venne in mente a poco a poco. L'avevano trasferita in una nuova camera, grande e spaziosa, che si apriva su un giardinetto interno. La camera era tutta dipinta di bianco e arredata con mobili e tessuti bianchi. L'unica macchia di colore era data dal vaso di fiori rossi e fragranti che era collocato sul tavolino. Il giardinetto si abbinava perfettamente alla stanza. Tutti i suoi fiori, infatti, erano bianchi, dalle rose alle peonie. Un viottolo in ciottoli bianchi portava a un piccolo stagno circolare che rispecchiava l'azzurro del cielo. Si trattava di un luogo di una bellezza perfetta e conturbante al tempo stesso. Megan si alzò a sedere sul letto, mentre il profumo dei fiori la inebriava. Non ebbe bisogno di accendere la luce perché la luna piena inondava la stanza di un fioco, languido chiarore.
Per un attimo rimase immobile.
Avrebbe dovuto ridistendersi e chiudere gli occhi, ma sentiva una strana emozione. Era Ethan che la chiamava parlando direttamente al suo cuore. La voleva con sé, la aspettava.
Scese dal letto, pronta a rispondere. Ethan le stava chiedendo di andare da lui, finalmente. Avvolta in una lunga camicia da notte bianca, si mosse a tentoni nella stanza e uscì in giardino.
La luna piena si rifletteva nello stagno e faceva scintillare con il suo chiarore i fiori bianchi. Riflessa nell'acqua, Megan vide anche la sagoma oscura di Ethan, alta e snella, fasciata da un abito nero.
"Vieni da me", le disse, e lei non riuscì a distinguere se quelle parole le avesse pronunciate con la voce oppure fossero arrivate direttamente al suo cuore come per magia. Ma non importava. Avanzò verso di lui muovendosi senza rumore a piedi nudi sui ciottoli bianchi, con la profonda consapevolezza di non avere altra scelta. Era di Ethan, gli apparteneva.
Gli si fermò di fronte, ma non osò allungare una mano. Spettava a lui fare la prima mossa. Il viso di Ethan era in ombra, soltanto il lato bello era appena visibile sotto i capelli. Megan provò a guardarlo, ma fu presa dalla paura e chiuse gli occhi rabbrividendo leggermente nella notte tiepida.
Allora lui le mise una mano sul collo e le alzò il viso.
"Apri gli occhi, angelo mio", disse con voce tenera. "Guardami."
Megan non ebbe altra scelta se non di obbedirgli.
Aprì gli occhi e lo guardò senza timore. Nel giardinetto rischiarato dalla luce della luna, la parte in ombra del viso di Ethan parve scomparire lasciando solo la bellezza purissima del suo profilo.
Ma anche questo non importava. Era ben più che il suo viso ad attrarre Megan verso di lui.
La mano di Ethan le scese lungo il collo fino alla base della gola, all'allacciatura della camicia da notte. La sbottonò con dita abili e la veste si aprì ricadendo in due falde attorno al corpo di lei. Ethan gliela sfilò dalle spalle e la lasciò cadere a terra. Megan rimase completamente nuda accanto allo stagno, la pelle argentata dalla luce della luna.
Ethan non abbassò lo sguardo sul suo corpo. Continuò invece a fissarla negli occhi.
"Sei rimasta qui", disse. "Eppure saresti potuta andare via con Palmer."
"Non volevo."
"Io vivo nelle tenebre", continuò lui in tono basso e teso. "Nelle ombre, al caldo e al sicuro dentro la notte. Se verrai con me, anche tu vivrai nel buio."
"La luce della luna è abbastanza luminosa per me", ribatté lei con calma.
Lui le accarezzò il viso con dolcezza.
"Devo essere impazzito", disse. "Tu mi rovinerai."
"Ti amerò."
"Mi rovinerai", ripeté lui chiudendo gli occhi con improvvisa disperazione. Poi la baciò.
Dopo che le loro labbra si furono incontrate, Megan riuscì a formulare solo un pensiero coerente. Quanto le stava accadendo era giusto, era ciò che tutte le persone inseguivano nella vita. E quel bacio avrebbe cambiato la sua, avrebbe condotto il suo animo in un luogo nuovo, straordinario e forse anche spaventoso. Ma questa volta non avrebbe cercato di fuggire.
Si strinse contro Ethan, con il bisogno di sentirlo, di aggrapparsi a lui. Era snello, forte e muscoloso, e il morbido tessuto nero dei suoi abiti aderì contro la sua pelle nuda, eccitandola. Megan dischiuse le labbra, pronta ad accettare il suo amore.
Le mani di Ethan scivolarono lungo la sua schiena, facendola inarcare contro di lui, e la sua bocca scese lungo il suo collo. Poi, d'impeto, Ethan la prese tra le braccia e la strinse forte al petto. Per la prima volta in vita sua, Megan si sentì fragile e vulnerabile.
Nascose il viso contro la sua spalla abbandonandosi al languore che la invadeva. Era sua, pronta a fare qualunque cosa le avesse chiesto. Si sentiva debolissima ed era una sensazione deliziosamente erotica. Ethan la condusse in camera e la depose sul letto. Poi rimase a guardarla come aveva fatto tante e tante volte mentre lei dormiva.
Lei ricambiò lo sguardo senza dire niente, con aria implorante.
Lo desiderava come non aveva mai desiderato nessuno. Lui era solo una sagoma nelle tenebre, una figura nera nel buio, un fantasma della notte giunto fino al suo letto, e Megan provò un'improvvisa voglia di luce. Voleva vederlo, toccarlo, conoscerlo.
Ma l'istinto le suggerì di accettare le sue condizioni. E così rimase distesa, gli occhi semichiusi, ad aspettare.
Sentì un fruscio di vestiti e capì che lui si stava spogliando.
Avrebbe voluto alzarsi ad aiutarlo, ma non riuscì a muoversi.
Era come bloccata da un magico incantesimo. Tremava, ma non di freddo o paura: di desiderio. Lo desiderava da morire. Poi Ethan fu sul letto con lei, le mani sulle sue spalle, a stringerla a sé, contro la sua pelle.
"Ethan" sussurrò Megan. Fu un sussurro appassionato, un richiamo, una resa, mentre le mani di lui danzavano sul suo corpo muovendosi dolcemente sul suo ventre, sulle cosce e le ginocchia. Ethan la baciò ancora sulla bocca con tormentosa passione. I suoi baci e le sue carezze non bastavano a condurre Megan all'apice del piacere e tuttavia ve la portavano a solo un soffio di distanza.
Una distanza che lei era ansiosa di superare.
Quando fece per toccarlo, lui le bloccò le mani. Poi cominciò a baciarle il seno stuzzicandole abilmente prima un capezzolo e poi l'altro.
Megan mandò un gemito. Aveva il fiato corto e cercava di liberare le mani. Voleva toccarlo, voleva trascinarlo su di sé, voleva essere sua. Tutto il suo corpo fremeva di desiderio. Lo voleva, lo voleva subito. E tuttavia non riusciva a dirglielo.
Le labbra di Ethan scesero dal suo seno lungo il torace e il ventre, fino all'apice delle sue cosce.
Le lasciò andare le mani, ma Megan non provò più a muoverle, troppo eccitata per riuscire a reagire. Si limitò ad affondarle tra i suoi capelli mentre lui continuava l'intima esplorazione del suo corpo regalandole un indicibile piacere come non aveva mai provato in vita sua. (...) Quando finalmente Ethan coprì il suo corpo tremante con il proprio, lei gli strinse le braccia al collo e nascose il viso contro la sua spalla. (...) Lui si era completamente impadronito di lei, eppure non aveva ancora accennato a prendersi la sua parte di soddisfazione. Le strinse le mani attorno al viso. La luna era scomparsa dietro una nuvola, lasciandoli immersi in un buio nero come inchiostro. Le lunghe dita di Ethan le asciugarono dal viso le lacrime di passione, le sue labbra le tolsero dalle palpebre e dalle guance ogni traccia di pianto a forza di baci. Megan non ebbe bisogno di sentirlo pronunciare le fatidiche parole; lui non ebbe bisogno di dirle. Sei mia per sempre.
(...) Ethan la fece sua con lenta, incalzante forza. A Megan parve di fare l'amore per la prima volta. (...) Proprio in quel momento la luna fece capolino da dietro la nuvola riaccendendo la stanza del suo pallido e argenteo chiarore.
Fu allora che Megan alzò le mani verso il viso di Ethan e lo sollevò, in modo da poterlo vedere per intero. Poi cominciò a baciarlo sul naso, sulla bocca, sul lato sfigurato del suo viso. Baciò la cicatrice che lo divideva in due, seguendola fino al collo e all'inizio del torace. (...) Adesso che Ethan dormiva tra le sue braccia, Megan non poté fare a meno di chiedersi se fosse entrata in una favola o in un incubo. O in una stupefacente combinazione di entrambi. Ma non sapeva come rispondersi. Sapeva solo che l'uomo che dormiva tra le sue braccia era per lei più importante di qualunque altra cosa. Non sapeva come fosse arrivata a questo. Quale strana deviazione del suo carattere aveva permesso che restasse completamente soggiogata da un uomo che l'aveva rapita, terrorizzata, sedotta e incantata? Chiederselo non serviva a niente. Per la prima volta in vita sua era innamorata. Irrazionalmente e totalmente innamorata. L'avrebbe amato per sempre."

"Sei pronta a pentirti, sorella? Ti abbiamo portato nel luogo maledetto per guarire il cancro che ha invaso la nostra comunità.
Ti abbiamo portato nel regno delle streghe per purificarti con il sangue."
"Il sangue di chi?", si chiese con sconcerto Megan, lanciando un'occhiata terrorizzata al masso.
"Riconosci il luogo, vero, Ecate? Qui, un centinaio di anni fa, danzavano le tue sorelle. Esse lanciarono sul nostro paese una maledizione che è durata fino ai nostri giorni. Il loro padrone, Ethan Winslowe, ne è la massima espressione. Ma noi lo fermeremo. Con il sangue e con il fuoco, purificheremo questo paese dal male."
Megan non si mosse. Non poteva. Rimase immobile a fissare il pastore Lincoln, terrorizzata. Lui fece un passo indietro e alzò le braccia al cielo.
"Immonda!", urlò. "Ma noi ti daremo la giusta punizione. Non con le pietre, ma con il fuoco noi ti purificheremo!"
Fu allora che Megan vide la pira. (...) Poco dopo, i fanatici se ne andarono, lasciandola sola sulla collina. Sola e sorvegliata da un medico ubriaco e da un ometto malvagio. Sola, a pochi passi dalla pira diligentemente preparata per la sua punizione. Attendeva solo un cerino per essere accesa. E una vittima da sacrificare: lei."

"Aveva sempre amato la notte, gli era sempre piaciuto farsi avvolgere dal suo manto nero e spesso. In quel momento, tuttavia, cessò di amarla. Il buio nascondeva il male, occultava i propositi sanguinari e malvagi del pastore Lincoln e dei suoi seguaci. Finché fosse durata la notte, Megan sarebbe stata in pericolo. Al sorgere del sole sarebbe stata salva. Ethan corse come un disperato lungo la strada sconnessa e fangosa, con i lampi che squarciavano il cielo e il vento che gli frustava il volto. E mentre correva, cercava di tenere sotto controllo la paura che gli riempiva il cuore. Doveva salvare Megan. Doveva liberarla. Continuò a correre, mentre il sudore gli gocciolava sul viso. D'un tratto però capì che non si trattava di sudore. Erano lacrime."
 
"Un lampo squarciò il cielo e fu allora che Megan vide Ethan che saliva ansimando dal costone del colle. Le parve di vedere Lucifero. Aveva i lunghi capelli neri scompigliati attorno al viso deturpato, mentre sia la metà bella sia quella deforme erano contratte in un'espressione di rabbia. Era tutto vestito di nero e si fermò al bordo del boschetto, gli occhi fissi sul pastore Lincoln."


Anche "Rose Blood" è una rivisitazione del Fantasma dell'Opera: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/12/roseblood.html



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